Devo a Ernesto Bazan, fotografo di fama internazionale che mi onora della sua amicizia, se dopo più di venti anni sono tornato a Trapani per assistere alla Processione dei “Misteri”. Ernesto da 17 anni tiene uno dei suoi workshop nella città siciliana durante la Settimana Santa. Io sono andato con mio figlio (che per la prima volta ha scattato con la pellicola con la Canon F1 Old totalmente meccanica). Il clima di commozione, man mano che passavano le ore si accentuava. Anche per effetto della stanchezza l’autocontrollo si è attenuato e in tanti erano sinceramente presi dalla compassione. Molte cose mi hanno colpito: i dettagli dei 20 gruppi che riproducono la Via Crucis, i lunghi preparativi, la quantità di partecipanti alla processione: Non i fedeli ma musicisti, Maestranze, Confraternite, comparse, portatori di ceri e di effigi. Un calcolo approssimativo mi fa pensare che siano coinvolti non meno di duemila persone, alle quali si aggiungono lungo il percorso che si allunga per tutto il centro storico , prima del rientro dopo circa 24 ore,migliaia e migliaia di persone provenienti da ogni parte della Sicilia. L’ultimo gruppo a uscire è quello dell’Addolorata immediatamente preceduto dal Crocifisso in una teca di vetro portato a spalla come le altre 19 sculture o “vare” da una doppia dozzina di persone che si muovono all’unisono in quella che viene definita “annacata”, un passo a destra, uno a sinistra, uno avanti, uno indietro. Ritmo sostenuto per tutta la processione anche dai musicisti delle numerose bande provenienti da tutta la provincia e dai figuranti (dai più piccoli ai più grandi), alle autorità. Il massimo della commozione si percepisce proprio appena l’Addolorata in lutto lascia il portone della Chiesa delle anime del Purgatorio (dopo più di quattro ore dall’inizio delle “nisciute”,l’uscita delle “vare”. E’ quasi l’ora del tramonto. Prima della Statua escono dalla Chiesa centinaia di donne, per la maggior parte anziane vestite in nero. Mi fanno pensare. Forse sono vedove. Il dolore di una madre che perde il figlio giovane è tanto umano da provocare lacrime e occhi lucidi. Un climax neppure raggiunto dalla sfilata della teca del Cristo morto. Le bande chiudono il corteo intonando quello che a me è parso un unico solo motivo ripetuto ossessivamente,con piccole sfumature, o cantato dai Cori che si avvicendano lungo le viuzze. C’è ancora molta autenticità. Ernesto me lo aveva anticipato. Sono laico, ma ho studiato dai Benedettini durante il periodo della scuola media e certe atmosfere, anche con le loro venature psicologiche, mi sono familiari. Le ho nuovamente respirate dopo tanti anni. Se volete rivivere questa mia esperienza guardate nelle mia galleria di Juza le foto. Sono tante. Spero che vi trasmettano qualche emozione.
Le gallerie si trovano su www.juzaphoto.com . Il mio nickname è Cusman