Sandra Rizza è una cronista che si è formata al giornale L’Ora e poi ha proseguito all’Ansa e a Panorama per approdare infine al Fatto quotidiano e a Left. Si è occupata per gran parte della sua vita professionale di giudiziaria. Ha scritto migliaia di articoli e saggi (spesso firmati insieme a un altro giornalista di valore Giuseppe Lo Bianco) densi di informazioni e rivelazioni, tanto importanti da diventare pilastri per chi vuole leggere, al di là delle cronache quotidiane, in profondità le vicende criminali e il loro sostrato di connivenze e collusioni.
Sandra per ragioni che probabilmente sono intuibili ma che di sicuro lei, nel corso delle presentazioni, spiegherà meglio di chiunque altro, ha deciso di misurarsi con un romanzo. Ma la mela non cade mai troppo distante dal suo albero. E così la vicenda e i protagonisti sono intrisi fino al midollo di mafia. La scrittrice indaga su quella borghesia mafiosa che in tanti, soprattutto nell’ambito della politica, con sfumature inessenziali fra destra e sinistra, vorrebbero derubricare a esagerazioni di alcuni giornalisti e di pochi magistrati giustizialisti, ma che invece è il cemento che ha reso quasi incrollabile l’edificio mafioso in questi 160 anni di vita e che ha alimentato anche il terrorismo eversivo dei vertici corleonesi e dei loro alleati in quell’agglomerato che Pino Arlacchi nel suo ultimo libro definisce con una felice intuizione “mafia di stato”. Una “mafia di stato” che compare in tutto il suo vigore e la sua arroganza nelle figure dei professionisti e degli esponenti politici coprotagonisti della vicenda di un medico di successo che si è consegnato nelle mani di cosa nostra e della sua ala politica. Sconsiglio vivamente di rintracciare nei personaggi di finzione di questa storia intensa, familiare e sociale, corrispondenze con i tanti soggetti finiti nelle cronache degli ultimi decenni. Sarebbe inutile e superfluo. Il racconto di Sandra Rizza è più vasto, più preoccupante, meno rassicurante. Non è insomma un passato che ispira romanzi ma un reale eterno presente. Ci sono ascese politiche, ambizioni smodate per le quali giocarsi l’amore della compagna e dei figli, ma c’è anche un modo di vedere le cose e fare le scelte senza curarsi minimamente della dimensione etica. NESSUNO ESCLUSO, (Ianieri edizioni per la collana Le Dalie nere) ci parla di un assedio che le persone per bene distanti dal potere, non solo criminale, subiscono quotidianamente e del quale pagano continuamente le conseguenze sul piano sociale, dello sviluppo, dell’occupazione, dell’agibilità democratica. Nessuno si salva. Tutti in un modo e nell’altro sono compromessi. Anche le giovani generazioni hanno difficoltà a prendere le distanze dagli affetti corrotti. Il libro ti prende a tal punto che è difficile distaccarsene. Sandra, senza mai rinunciare al linguaggio essenziale, ha una forza evocativa straordinaria che si manifesta soprattutto nei dialoghi-confronti fra i familiari che hanno visioni del mondo diametralmente opposte. Alla fine del libro mi è venuto naturale ritrovarmi in tanti di questi faccia a faccia, in cui l’enormità del cinismo e dell’arroganza finiva per stremarmi. Penso che dobbiate leggerlo e bearvi di quelle, purtroppo poche, pagine in corsivo nelle quali, emergono riflessioni filosofiche letterarie che impreziosiscono la narrazione e rivelano molto del valore dell’autrice.